sabato 29 maggio 2010

L’automobile minima ed ecologica italiana dalle origini ad oggi. Storia di nomi e di idee.

Di seguito alcuni stralci dell' intervento del 24 Maggio 2010 di Luigi Santibacci al Corso di Laurea in Disegno Industriale de La Sapienza di Roma presso il laboratorio di prototipizzazione "Atelier di Product Design" coordinato da Gino Finizio, con Efrem Bonacina e Claudio Formicola.


L’ auto minima è il mezzo di utilità massima, da cui il nome di “utilitaria”.  Nel nostro paese la storia dell’ auto minima è particolarmente ricca, grazie all’ ingegno di molte figure importanti, che hanno reso famoso il nome della citycar made in Italy.
Ecologica è l’ auto dell’ energia alternativa (rispetto al petrolio). L' auto minima è di per sé eco-sostenibile, perchè leggera e con un propulsore piccolo, che diminuisce i consumi.

Un primo prototipo di veicolo leggero a tre ruote l’aveva realizzata l’ing. Bernardi nel 1894. Nello stesso anno Bernardi realizzò un modello a quattro ruote. Date le modeste dimensioni, possiamo dire che la nascita dell’ auto minima italiana coincida con questo mezzo.

1 - Ing. Bernardi e il suo triciclo a motore

L’ inizio di una era sotto mentite spoglie 
Il 1899 è l' anno d' inizio della più importante industria automobilistica italiana: la Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino). La prima auto viene progettata da Aristide Faccioli, padre della vetturetta Welleyes del 1899 sviluppata per Giovan Battista Ceirano e poi prodotta dalla FIAT. E' una 4 posti “vis a vis”, soluzione alquanto irrazionale per la guida della vettura (infatti la visuale del guidatore viene oscurata dai passeggeri) e che risente ancora della disposizione dell' abitacolo delle carrozze. E' l'inizio di una grande storia celata sotto le forme ottocentesche della carrozza.

 2 - 1899  Fiat 3 e 1/2 HP
Di particolare interesse, in quel periodo, fu anche lo sviluppo dell’elettrico. Nel 1901 Eugenio Cantono brevettò il primo avantreno elettrico, che consisteva in un carrello a due ruote motrici con due motori montati trasversalmente sull’assale. Alcune case lo acquistarono per montarlo sulle proprie vetture, come le Officine Galileo di Firenze. L’alimentazione avveniva tramite due gruppi di batterie da 50 elementi, che permettevano al veicolo di raggiungere la fatidica velocità di 100km/h. Per sterzare, veniva utilizzato un semplice asservimento elettrico che andava ad aumentare la velocità di un motore e, di conseguenza, quella della ruota corrispondente.

3 - Avantreno elettrico Cantono e vettura Officine Galileo

Gli inizi del ‘900 furono anni cruciali per l’automobile perché centinaia di marchi e di personaggi costellavano il mercato di questo mezzo di trasporto e nascevano e scomparivano con una frequenza mai eguagliata nella storia successiva.

Solo poche aziende, tuttavia, furono in grado di improntare la produzione in maniera seriale, ispirandosi ai meccanismi tayloristi della catena di montaggio. Nel contempo si affermava l' auto con motore endotermico, più adatta ai lunghi viaggi ed ai rifornimenti. 

La nascita del termine carrozzeria.
In quel periodo le auto venivano prodotte in piccole officine a conduzione familiare e spesso “carrozzate” esternamente da botteghe specializzate in cabine di carrozze: erano quelle dei carrozzieri. Da questa attività esterna, che ha contraddistinto anche la produzione seriale di auto di grandi marchi come FIAT, Lancia e ALFA-Romeo, deriva il termine “carrozzeria” per indicare le parti esterne delle automobili.

4 - ALFA 40-60 HP Aerodinamica del 1914

La ALFA 40-60HP "Aerodinamica" carrozzata da Castagna fu un primo studio di "monovolume", basato sul concetto aerodinamico delle cabine dei dirigibili.

Una necessità da risolvere: la mobilità di massa. 
In Italia, rispetto ad altri paesi europei ed agli Stati Uniti, l' auto cominciò a diventare diffusa solo negli anni '30. La prima auto-minima di grande diffusione fu la Topolino, la Fiat progettata da Dante Giacosa.  Il suo prezzo nel '36 di 8900 £ la rendeva “a portata di portafogli” solo dei ceti medi.

5 - Fiat 500 "Topolino" del 1936

La vera diffusione automobilistica di massa avvenne negli anni '50, quando la Topolino era ancora l' auto più venduta in Italia. Ma la piccola di casa Fiat rimaneva costosa ed il progetto risultava superato.
Servivano idee più brillanti per risolvere la crescente necessità di mobilità della popolazione.

La microvettura: una soluzione parzialmente condivisa.
Un tipo di veicolo che trovò un grande impulso nel dopoguerra fu la microvettura. Questa tipologia di mobilità, che si poneva a metà tra la moto e l' auto, cercava di fornire una valida alternativa all' auto minima, in termini di consumi, di prezzo e di praticità d'uso. La sua diffusione, tuttavia, rimase parziale.

6 - Iso Automobili Isetta del 1953

Il primo prototipo dell' Isetta, la microvettura più famosa e diffusa del dopoguerra, fu realizzato nel 1952 , con il particolare dell' entrata anteriore con portellone incernierato e la forma ovoidale che le donava un aspetto simpatico e che faceva intuire la derivazione del progetto dall' esperienza areonatuica. Infatti Ermenegildo Preti e  Pierluigi Raggi, progettisti della Isetta, avevano lavorato in industrie aeronautiche. L' impostazione è motociclistica ed il motore monocilindrico 2 tempi 200cc è lo stesso montato sul motociclo ISO 200. Prestazioni: 70 Km/h di velocità massima e consumo medio di 25 km con 1 litro di benzina.

La 600: prima utilitaria del dopoguerra.
Sostituì, nel '55 la Topolino, che fino ad allora rappresentava la piccola automobile più venduta del mercato.  Come per la Topolino anche il progetto della 600 è opera di Dante Giacosa. 
6 - Fiat 600 del 1955

Lo sviluppo del volume garantisce una buona abitabilità per quattro persone (rispetto alle due della Topolino) e i bagagli trovano spazio nel cofano anteriore, insieme alla ruota di scorta e al serbatoio.
La linea viene concepita con l' intento di utilizzare la minore quantità possibile di lamiera, per una auto leggera e dai costi contenuti. Tutti gli spigoli ne risultano, così, smussati.
La 600 è l'auto di Giacosa che meglio identifica il legame tra tecnicità e creatività.

La Nuova 500 e la soglia dei 3 metri.
La Nuova 500 venne presentata ufficialmente nel Luglio 1957: L'auto appariva molto spartana (all' interno mancava persiono il posacenere e la chiave sul piantone) e piccola (soli 296 cm di lunghezza e 132 di larghezza). Il lancio della 500 fu un flop.
Ben presto (1959) fu posto rimedio e già dalla versione “Normale”, con egual prezzo, furono integrate quelle comodità indispensabili che il primo modello non aveva, come i finestrini apribili!
7 - Fiat 500 "Normale" del 1959

La Fiat 500, tuttavia, riuscì nell'intento di motorizzare il paese e gli italiani se ne innamorarono profondamente, per quella sua semplicità d' uso e per il look simpatico e giovanile. Trovandosì nel bel mezzo del boom economico degli anni '60, la 500 motorizzò anche le fasce di reddito inferiori. Nacque così la prima vera auto minima di massa italiana, che è diventata, a pieno diritto, una icona del made in Italy.

Panda: l' idea che supera la forma.
Nel 1980 nasce la Fiat Panda. Giorgetto Giugiaro concepisce un' auto spaziosa, corta ma alta e dalla ottima visibilità.

8 - Fiat Panda del 1980

Il progetto della Panda è caratterizzato dallo studio dello spazio interno, luminoso e pratico.
ll sedile posteriore è abbattibile, oppure può essere regolato in diverse posizioni fino a diventare una comoda amaca, in grado di trasportare, ad esempio, le borse della spesa senza che ne venga rovesciato il contenuto. Il bagagliaio, privo di rivestimenti interni, ha una capienza di 280 litri (la ruota di scorta è nel vano motore) e, abbattendo il sedile posteriore,  si può raggiungere una capacità di circa 1000 litri.

9 - Interni modulari della Fiat Panda

Come accadeva al Bauhaus negli anni '20 a riguardo dell' abitazione minima, in cui tutto doveva necessariamente essere votato all' utile ed ogni cosa doveva stare al suo posto, così nella Panda nulla è lasciato al caso e tutto è usabile e ben organizzato.
Il design è, quindi, razionale e votato alla soddifazione dei requisiti minimi che tuttavia mantengono un buon confort. La cernita tra ciò che è basilare e ciò che è superfluo appare indispensabile.

Lucciola: la piccola ibrida che anticipò la tendenza.
Nel 1991 viene presentata dall' Italdesign questa piccola monovolume. Il progetto, destinato alla Fiat, faceva parte dell' idea di una nuova super-ulititaria. La Fiat, tuttavia, bocciò il progetto e fece uscire sul mercato la Fiat “Cinquecento”.
Nel 1995 il direttore della Daewoo Corporation, in visita presso la Italdesign di Giugiaro, ne rimase folgorato e la volle come entry car del marchio. Nacque così la best seller dell' industria coreana: La Daewoo Matiz.

10 - Concept Italdesign "Lucciola" per Fiat - 1991

Quest' auto creò, come la Panda, un genere: la piccola monovolume cittadina. Spaziosa, versatile dentro e piccola fuori, questa grande piccola adottava una propulsione ibrida, anticipando il concetto di eco-sostenibilità.

L’ Italia ha una lunga e gloriosa storia dell’ automobile minima. Il design italiano, conscio di questa eredità, dovrebbe riscoprire le proprie origini e le grandi idee del passato per mirare al futuro.


1 commento:

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