venerdì 10 dicembre 2010

Il progetto di Mariano Viti, tra passato, presente e futuro: Eco-turismo Urbano

Il progetto di Mariano Viti, tesi di laurea in Disegno Industriale nel 2010 alla S.U.N. di Napoli con relatori Gino Finizio e Patrizia Ranzo, propone un veicolo modulare innovativo e collettivo.

"Il mio progetto di tesi" ci racconta Mariano Viti, "si occupa di uno specifico fenomeno sociale che mobilita mezzi e persone: il turismo".


Partendo dallo scenario delle città, il turismo che diventa fattore chiave per la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio culturale di un paese come l' Italia.
Viene quindi identificato il comportamento del turista ed i suoi spostamenti, per poi arrivare a considerare un contesto più ampio, futuro ed eco-sostenibile.

domenica 28 novembre 2010

Unità mobile di Tommaso Martucci

Vi presentiamo il progetto di Tommaso Martucci, designer di Santa Maria Capua Vetere (CE) che si è laureato nel 2008 con una tesi di Transportation Design alla SUN di Napoli, con relatore Gino Finizio.

Il progetto consiste in una interazione di tre unità:
  • l' auto
  • la cabina mobile
  • la nave
Creare il design minimo vuol dire applicare, nella pratica delle diverse discipline, un’unica dottrina di pensiero nata dalla ricerca intellettuale ed evolutasi nel corso di decenni di insegnamenti, studi e progetti.
un sistema in cui i mezzi di spostamento (auto, nave e dispositivo di cabine) si integrano tra loro interfacciandosi con i diversi scenari che si susseguono. L’idea si materializza in una mini-architettura mobile, una scatola magica che sfrutta la tecnologia attuale per accumulare energia pulita durante il tragitto urbano al fine di ‘donarla’ ad un altro mezzo cui si va ad integrare, la nave, è da qui che nasce il concetto di auto-cabina. Il sistema della nave comprende un incastro logistico di percorsi, ascensori ed un modulo replicabile infinite volte con tutti i servizi necessari.




Tommaso Martucci ha ideato lo spostamento dell’auto-cabina all’interno della struttura e del modulo mediante l’utilizzo di ruote che variano il raggio di rotazione fino a 180°; invece la circolazione dell’utente all’interno del modulo è consentita dal sistema di corridoi che si incrociano permettendo, quindi, una mobilità su tutto il percorso della nave. L’uomo, come sostiene Gillo Dorfles, ha una naturale attitudine a modificare a suo favore le condizioni che lo circondano invece di adattarsi; un buon designer non deve prevaricare sull’ambiente ma creare quelle estensioni che mettano in relazione il fruitore con l’ambiente.

martedì 5 ottobre 2010

Novità in fatto di ecologia... Federico Battistoni per Quattroruote

Federico Battistoni, designer del progetto Minimum, a cui abbiamo dedicato uno spazio all' interno di questo blog, ci segnala due articoli da lui redatti per Quattroruote e che narrano lo stato odierno in fatto di auto ibride ed elettriche.
Questa tematica, che si sposa perfettamete con le proposte concettuali supportate da Gino Finizio in ambito universitario, è attualmente condivisa da molte case automobilstiche che cercano di ampliare la propria gamma prodotto a favore di queste soluzioni eco-sostenibili.

Nel primo articolo si racconta l' attualità del marchio Toyota, che con la Prius detiene il record di vendita mondiale in fatto di auto ibride, con circa 2 milioni di esemplari prodottive. la sua tecnologia si sviluppando verso la soluzione plug-in con rifornimento da postazione fissa, che nelle proposte Toyota, può anche essere di tipo solare, con una soluzione che ci riporta in mente il progetto di Vincenzo Granata, pubblicato a Settembre su questo blog e su Virtualcar.it.

Link all' articolo:
Quattroruote.it - Toyota ibride: il pieno si fa in casa - Federico Battistoni


Nel secondo si delineano le possibili  linee guida politiche in Italia a favore di una mobilità sostenibile e vengono presentati alcuni nuovi modelli in uscita col marchio Renault e la realizzazione del progetto E-mobility a Pisa per la fine del mese, in cui verranno introdotte delle Smart elettriche, che potranno rifornirsi nelle apposite colonnine di ricarica.

Link all' articolo:
Quattroruote.it - Mobilita-sostenibile: la nuova proposta di legge - Federico Battistoni

martedì 14 settembre 2010

Il rapporto tra architetture statiche e dinamiche nel concept di Vincenzo Granata.

Analizzare lo scenario della mobilità significa confrontarsi con il mondo caotico che siamo abituati a "subire" in maniera più o meno frustrante nelle nostre città. Altrettanto riconosciamo, nel nostro presente, la difficoltà dell' uomo nel contatto e nel rispetto della natura, sia come impatto ambientale che come sfruttamento delle risorse.
Ed è dall' attenta analisi del presente, unita alla fantasia del giovane designer Vincenzo Granata, che nasce il progetto che vi presentiamo e che ben esemplifica il concetto di Transportation Design, secondo le teorie proposte da Gino Finizio nei suoi libri e nelle tesi in ambito universitario.
 
Il progetto di Vincenzo Granata (tesi di Laurea in Disegno Industriale alla S.U.N di Napoli, relatore Gino Finizio) propone un veicolo elettrico leggero, che abbatte i consumi e l' impatto ambientale, e un’architettura futuristica a forma di stelo, che viene concepita appositamente per la ricarica del mezzo.
 

Il complesso ideato offre un servizio di ricarica energetica, pulizia e soluzione di parcheggio, dipingendo uno scenario simile ad un “parco ecologico” in cui natura ed elementi sofisticati si miscelano per sostenere l’uomo ed alimentare i suoi mezzi. Una visione avveniristica che, attraverso l’ausilio di pannelli solari e vernici luminex, si pone come collante tra l’uomo, il veicolo e la città.

lunedì 5 luglio 2010

Il biodiesel del domani dalle alghe e lo speciale Minimum

L' importanza del discorso energetico e dei cambiamenti in atto nel panorama della mobilità appare un elemento chiave per il trasporto futuro. Siamo lieti di poter introdurre alcune testimonianze di ciò che accade in questa direzione e di poterne così far partecipe i nostri lettori.

Il 22 giugno si è svolto a Roma, presso la sala Andrea Pininfarina della sede di Confindustria, il congresso Assocostieri  per fare il punto della situazione sullo sviluppo dei combustibili per motori biodiesel di seconda generazione. Era presente, tra gli altri, Federico Battistoni per conto della rivista Quattroruote.

LINK ALL' ARTICOLO DI QUATTRORUOTE

Federico Battistoni, di cui riportiamo l' interessante progetto Minimum curato con Gino Finizio, si è particolarmente adoperato nello studio di una soluzione minima e sostenibile, adatta ad affrontare il crescente sovraffollamento del parco auto e dei consumi di risorse non rinnovabili.

 


VAI ALLO SPECIALE: MINIMUM di Federico Battistoni.

sabato 29 maggio 2010

L’automobile minima ed ecologica italiana dalle origini ad oggi. Storia di nomi e di idee.

Di seguito alcuni stralci dell' intervento del 24 Maggio 2010 di Luigi Santibacci al Corso di Laurea in Disegno Industriale de La Sapienza di Roma presso il laboratorio di prototipizzazione "Atelier di Product Design" coordinato da Gino Finizio, con Efrem Bonacina e Claudio Formicola.


L’ auto minima è il mezzo di utilità massima, da cui il nome di “utilitaria”.  Nel nostro paese la storia dell’ auto minima è particolarmente ricca, grazie all’ ingegno di molte figure importanti, che hanno reso famoso il nome della citycar made in Italy.
Ecologica è l’ auto dell’ energia alternativa (rispetto al petrolio). L' auto minima è di per sé eco-sostenibile, perchè leggera e con un propulsore piccolo, che diminuisce i consumi.

Un primo prototipo di veicolo leggero a tre ruote l’aveva realizzata l’ing. Bernardi nel 1894. Nello stesso anno Bernardi realizzò un modello a quattro ruote. Date le modeste dimensioni, possiamo dire che la nascita dell’ auto minima italiana coincida con questo mezzo.

1 - Ing. Bernardi e il suo triciclo a motore

L’ inizio di una era sotto mentite spoglie 
Il 1899 è l' anno d' inizio della più importante industria automobilistica italiana: la Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino). La prima auto viene progettata da Aristide Faccioli, padre della vetturetta Welleyes del 1899 sviluppata per Giovan Battista Ceirano e poi prodotta dalla FIAT. E' una 4 posti “vis a vis”, soluzione alquanto irrazionale per la guida della vettura (infatti la visuale del guidatore viene oscurata dai passeggeri) e che risente ancora della disposizione dell' abitacolo delle carrozze. E' l'inizio di una grande storia celata sotto le forme ottocentesche della carrozza.

 2 - 1899  Fiat 3 e 1/2 HP
Di particolare interesse, in quel periodo, fu anche lo sviluppo dell’elettrico. Nel 1901 Eugenio Cantono brevettò il primo avantreno elettrico, che consisteva in un carrello a due ruote motrici con due motori montati trasversalmente sull’assale. Alcune case lo acquistarono per montarlo sulle proprie vetture, come le Officine Galileo di Firenze. L’alimentazione avveniva tramite due gruppi di batterie da 50 elementi, che permettevano al veicolo di raggiungere la fatidica velocità di 100km/h. Per sterzare, veniva utilizzato un semplice asservimento elettrico che andava ad aumentare la velocità di un motore e, di conseguenza, quella della ruota corrispondente.

3 - Avantreno elettrico Cantono e vettura Officine Galileo

Gli inizi del ‘900 furono anni cruciali per l’automobile perché centinaia di marchi e di personaggi costellavano il mercato di questo mezzo di trasporto e nascevano e scomparivano con una frequenza mai eguagliata nella storia successiva.

Solo poche aziende, tuttavia, furono in grado di improntare la produzione in maniera seriale, ispirandosi ai meccanismi tayloristi della catena di montaggio. Nel contempo si affermava l' auto con motore endotermico, più adatta ai lunghi viaggi ed ai rifornimenti. 

La nascita del termine carrozzeria.
In quel periodo le auto venivano prodotte in piccole officine a conduzione familiare e spesso “carrozzate” esternamente da botteghe specializzate in cabine di carrozze: erano quelle dei carrozzieri. Da questa attività esterna, che ha contraddistinto anche la produzione seriale di auto di grandi marchi come FIAT, Lancia e ALFA-Romeo, deriva il termine “carrozzeria” per indicare le parti esterne delle automobili.

4 - ALFA 40-60 HP Aerodinamica del 1914

La ALFA 40-60HP "Aerodinamica" carrozzata da Castagna fu un primo studio di "monovolume", basato sul concetto aerodinamico delle cabine dei dirigibili.

Una necessità da risolvere: la mobilità di massa. 
In Italia, rispetto ad altri paesi europei ed agli Stati Uniti, l' auto cominciò a diventare diffusa solo negli anni '30. La prima auto-minima di grande diffusione fu la Topolino, la Fiat progettata da Dante Giacosa.  Il suo prezzo nel '36 di 8900 £ la rendeva “a portata di portafogli” solo dei ceti medi.

5 - Fiat 500 "Topolino" del 1936

La vera diffusione automobilistica di massa avvenne negli anni '50, quando la Topolino era ancora l' auto più venduta in Italia. Ma la piccola di casa Fiat rimaneva costosa ed il progetto risultava superato.
Servivano idee più brillanti per risolvere la crescente necessità di mobilità della popolazione.

La microvettura: una soluzione parzialmente condivisa.
Un tipo di veicolo che trovò un grande impulso nel dopoguerra fu la microvettura. Questa tipologia di mobilità, che si poneva a metà tra la moto e l' auto, cercava di fornire una valida alternativa all' auto minima, in termini di consumi, di prezzo e di praticità d'uso. La sua diffusione, tuttavia, rimase parziale.

6 - Iso Automobili Isetta del 1953

Il primo prototipo dell' Isetta, la microvettura più famosa e diffusa del dopoguerra, fu realizzato nel 1952 , con il particolare dell' entrata anteriore con portellone incernierato e la forma ovoidale che le donava un aspetto simpatico e che faceva intuire la derivazione del progetto dall' esperienza areonatuica. Infatti Ermenegildo Preti e  Pierluigi Raggi, progettisti della Isetta, avevano lavorato in industrie aeronautiche. L' impostazione è motociclistica ed il motore monocilindrico 2 tempi 200cc è lo stesso montato sul motociclo ISO 200. Prestazioni: 70 Km/h di velocità massima e consumo medio di 25 km con 1 litro di benzina.

La 600: prima utilitaria del dopoguerra.
Sostituì, nel '55 la Topolino, che fino ad allora rappresentava la piccola automobile più venduta del mercato.  Come per la Topolino anche il progetto della 600 è opera di Dante Giacosa. 
6 - Fiat 600 del 1955

Lo sviluppo del volume garantisce una buona abitabilità per quattro persone (rispetto alle due della Topolino) e i bagagli trovano spazio nel cofano anteriore, insieme alla ruota di scorta e al serbatoio.
La linea viene concepita con l' intento di utilizzare la minore quantità possibile di lamiera, per una auto leggera e dai costi contenuti. Tutti gli spigoli ne risultano, così, smussati.
La 600 è l'auto di Giacosa che meglio identifica il legame tra tecnicità e creatività.

La Nuova 500 e la soglia dei 3 metri.
La Nuova 500 venne presentata ufficialmente nel Luglio 1957: L'auto appariva molto spartana (all' interno mancava persiono il posacenere e la chiave sul piantone) e piccola (soli 296 cm di lunghezza e 132 di larghezza). Il lancio della 500 fu un flop.
Ben presto (1959) fu posto rimedio e già dalla versione “Normale”, con egual prezzo, furono integrate quelle comodità indispensabili che il primo modello non aveva, come i finestrini apribili!
7 - Fiat 500 "Normale" del 1959

La Fiat 500, tuttavia, riuscì nell'intento di motorizzare il paese e gli italiani se ne innamorarono profondamente, per quella sua semplicità d' uso e per il look simpatico e giovanile. Trovandosì nel bel mezzo del boom economico degli anni '60, la 500 motorizzò anche le fasce di reddito inferiori. Nacque così la prima vera auto minima di massa italiana, che è diventata, a pieno diritto, una icona del made in Italy.

Panda: l' idea che supera la forma.
Nel 1980 nasce la Fiat Panda. Giorgetto Giugiaro concepisce un' auto spaziosa, corta ma alta e dalla ottima visibilità.

8 - Fiat Panda del 1980

Il progetto della Panda è caratterizzato dallo studio dello spazio interno, luminoso e pratico.
ll sedile posteriore è abbattibile, oppure può essere regolato in diverse posizioni fino a diventare una comoda amaca, in grado di trasportare, ad esempio, le borse della spesa senza che ne venga rovesciato il contenuto. Il bagagliaio, privo di rivestimenti interni, ha una capienza di 280 litri (la ruota di scorta è nel vano motore) e, abbattendo il sedile posteriore,  si può raggiungere una capacità di circa 1000 litri.

9 - Interni modulari della Fiat Panda

Come accadeva al Bauhaus negli anni '20 a riguardo dell' abitazione minima, in cui tutto doveva necessariamente essere votato all' utile ed ogni cosa doveva stare al suo posto, così nella Panda nulla è lasciato al caso e tutto è usabile e ben organizzato.
Il design è, quindi, razionale e votato alla soddifazione dei requisiti minimi che tuttavia mantengono un buon confort. La cernita tra ciò che è basilare e ciò che è superfluo appare indispensabile.

Lucciola: la piccola ibrida che anticipò la tendenza.
Nel 1991 viene presentata dall' Italdesign questa piccola monovolume. Il progetto, destinato alla Fiat, faceva parte dell' idea di una nuova super-ulititaria. La Fiat, tuttavia, bocciò il progetto e fece uscire sul mercato la Fiat “Cinquecento”.
Nel 1995 il direttore della Daewoo Corporation, in visita presso la Italdesign di Giugiaro, ne rimase folgorato e la volle come entry car del marchio. Nacque così la best seller dell' industria coreana: La Daewoo Matiz.

10 - Concept Italdesign "Lucciola" per Fiat - 1991

Quest' auto creò, come la Panda, un genere: la piccola monovolume cittadina. Spaziosa, versatile dentro e piccola fuori, questa grande piccola adottava una propulsione ibrida, anticipando il concetto di eco-sostenibilità.

L’ Italia ha una lunga e gloriosa storia dell’ automobile minima. Il design italiano, conscio di questa eredità, dovrebbe riscoprire le proprie origini e le grandi idee del passato per mirare al futuro.